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Un'ampia rilettura della biografia e del lascito musicale dell'ultimo Strauss che mette in luce quanto la sua estrema produzione destinata al teatro, solitamente ritenuta estranea ai tragici accadimenti storici contemporanei ed esempio di reticenza personale, nasconda in realtŕ una cifrata e profonda visione del mondo, dell'arte e della storia. Al cuore della propria ricerca Satragni pone la funzione del mito: chiave della vecchiaia di Strauss, in esso confluiscono vita e storia, commedia, tragedia e astrazione; č dietro la sua visione del mito che Strauss mette in atto un progressivo mascheramento a partire dalla "Elena egizia" (Die ägyptische Helena, 1928), per estendersi alla "Daphne" (1938) e all'"Amore di Danae" (Die Liebe der Danae, 1944). L'analisi di questi lavori č intrecciata ai significati riposti della commedia "La donna silenziosa" (Die schweigsame Frau, 1935) e alla sua indiretta valenza politica, nonché all'unica opera di soggetto storico, "Giorno di pace" (Friedenstag, 1938), nel contesto germanico degli anni Trenta. Č attraverso questo ampio processo di decifrazione e scavo che l'autore giunge a mettere a fuoco la chiave di lettura del lascito artistico e intellettuale dell'ultimo Strauss, svelando tra l'altro le numerose allusioni nascoste in "Capriccio" (1942), la somma metateatrale dell'opera straussiana, e gettando al tempo stesso un fascio di luce retrospettivo sull'intero percorso creativo del compositore.