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"Senza l'arte di Gulio Romano non avremmo né Rubens né Poussin, e cosě via. In tale prospettiva secolare, l'arte di Giulio Romano ci mostra di aver saputo combinare aspetti del tutto contrastanti, e di aver offerto alla fantasia umana nuovi mezzi per dare forma permanente ai sogni e agl'incubi della nostra mente". Cosě scrive Sir Ernst H. Gombrich nell'introduzione al catalogo della mostra su Giulio Romano, tenuta a Mantova nel 1989. Č un giudizio maturato in piů di mezzo secolo di studi dedicati al Rinascimento italiano, avviati proprio con la tesi di laurea sull'opera di Giulio e Palazzo Te discussa all'Universitŕ di Vienna nel 1933 sotto la supervisione di Julius von Schlosser. Il lavoro di Gombrich č una magistrale interpretazione del genio di Giulio Romano - che a Mantova, alla corte di Federico II Gonzaga, rivela esiti sorprendenti - ma anche una testimonianza di rilievo della letteratura artistica del Novecento, che nell'esperienza della Scuola di Vienna, grazie a giovani studiosi quali Ernst Kris, Otto Kurz, Hans Sedlmayr e lo stesso Gombrich, si confronta con le novitŕ dell'indagine psicologica, contribuendo cosě a definire quell'intreccio tra modernitŕ e tradizione essenziale per comprendere la storia della cultura europea. Prefazione di Federico Bucci. Postfazione di Massimo Bulgarelli.