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Non temere la morte, non avere paura degli dei, il bene č facile da conquistare, il male č lieve da sopportare: č questa, per Epicuro, la ricetta della felicitŕ, una felicitŕ intesa come liberazione dal dolore e dai timori superstiziosi. A essa conduce la filosofia, strumento per estirpare i desideri illusori e farmaco per esorcizzare le paure. Č un'etica della serenitŕ quella che il filosofo greco ci consegna nella famosa "Lettera a Meneceo", qui proposta insieme alle "Massime capitali", allo "Gnomologio vaticano" e alla "Vita di Epicuro" di Diogene Laerzio. Una guida al vivere consapevole, al dominio delle passioni, alla sobrietŕ. Campione della saggezza antica, Epicuro dispensa consolazioni anche all'uomo contemporaneo: i frutti del suo Giardino sono rimedi preziosi anche per gli affanni del nostro inquieto presente. Introduzione, traduzione e note di Giacomo Origo.